Quantcast
Channel: Lo SciacquaLingua
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2385

Il fabbro e la rosa. La forza delle mani, la bellezza della riconoscenza

$
0
0

 

 C’era una volta un villaggio nascosto tra verdi colline, dove il suono del martello scandiva il ritmo della vita quotidiana. Qui viveva Remo, un giovane fabbro dalle mani forti e dal cuore tenero. I suoi giorni erano contrassegnati da scintille e sudore: al sorgere del sole già modellava il ferro, e quando la luna illuminava il cielo, il calore della sua fucina ancora brillava nel buio.

I
l giovane lavorava senza sosta, perché sapeva che ogni chiodo, ogni lama e ogni ingranaggio che forgiava era parte di un disegno più grande: la forza stessa del villaggio. I contadini contavano su di lui per riparare gli aratri, i carpentieri per ottenere chiodi robusti, e persino i musicanti della locale banda gli chiedevano di modellare le delicate chiavi dei loro strumenti. Il suo lavoro non era solo fatica e sudore: era il ‘cordone ombelicale’, invisibile, che teneva unita la comunità.

U
n giorno, il primo maggio, mentre Remo era immerso nel suo lavoro, una fanciulla, Susanna, entrò nella fucina con una rosa rossa tra le mani.

«Perché mi porti un fiore?» chiese il giovane fabbro, asciugandosi il sudore dalla fronte.

«Perché tu dai vita alle cose che ci rendono felici» rispose Susanna, con un sorriso. «Senza di te, le ruote smetterebbero di girare, i cancelli di aprirsi, i giocattoli di rallegrare i bambini. Ma chi si prende cura di te?»

R
emo rimase in silenzio, per la prima volta osservando le sue mani: forti, segnate dal tempo, ma solitarie. Comprese che il lavoro era il pilastro della vita, ma che la dignità di ogni lavoratore meritava rispetto e riconoscimento. Decise, quindi, che avrebbe insegnato ai suoi compaesani un nuovo valore: quello della riconoscenza.

C
osì, ogni primo maggio, il villaggio si fermava. Gli aratri restavano fermi nei campi, le fucine spegnevano i fuochi, i mercanti chiudevano le botteghe. E ognuno portava un fiore a chi, con il proprio lavoro, costruiva giorno dopo giorno il benessere della comunità.

D
a allora il primo maggio divenne il simbolo del villaggio: forza e bellezza, fatica e rispetto, lavoro e vita intrecciati per sempre in un unico battito.






(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)



Viewing all articles
Browse latest Browse all 2385

Trending Articles