Il verbo polisemico "incantare"è uno di quei termini che sembrano contenere una magia intrinseca, non solo per le sue accezioni, ma anche per la sua origine e per il modo in cui ha acquisito sfumature diverse col trascorrere del tempo. Proviene pari, pari dal latino ‘incantare’, composto da ‘in-’ (rafforzativo) e ‘cantare’ (cantare). Il significato originale, pertanto, era strettamente legato all'idea del canto come strumento per esercitare poteri magici o recitare formule incantatorie. Nell'antichità, il suono della voce umana, specialmente se modulato in canti o litanie, era ritenuto un mezzo capace di influenzare il mondo circostante, sia sul piano fisico sia su quello spirituale (o morale). Da questo nucleo primitivo, "incantare" ha sviluppato, con il tempo, una ricchezza di significati che lo rendono straordinariamente versatile.
Nel senso più antico e specifico il verbo in
oggetto conserva tuttora un legame con la magia, intesa come l'atto
di sottoporre qualcuno o qualcosa a un incantesimo. Frasi come "La
strega incantò il castello" evocano scenari suggestivi e
fiabeschi, dove il verbo assume la sua accezione più letterale.
Questo uso, sebbene meno comune nel linguaggio corrente, persiste
nella letteratura, nel folclore e nelle narrazioni fantastiche,
mantenendo vivo il suo fascino arcaico.
Con il trascorrere
del tempo, "incantare" ha acquisito, però, un significato
più figurativo e universale, che è quello di affascinare
profondamente, suscitare un senso di meraviglia o catturare
l'attenzione in modo irresistibile. Questo uso è riscontrabile in
espressioni come "Il paesaggio incantava chiunque lo
osservasse", dove non vi è alcun potere magico in gioco, ma
solo la forza della bellezza o dell'intensità emotiva. Allo stesso
modo, possiamo dire che un artista "incanta il suo pubblico"
quando la sua ‘performance’ è talmente coinvolgente da assorbire
completamente l'attenzione degli spettatori, lasciandoli sospesi in
uno stato di ammirazione pura.
Un'altra sfumatura, molto
interessante, del verbp si manifesta nella sua capacità di
descrivere il potere della parola o della musica. Frasi come "Il
suo discorso incantava gli ascoltatori" o "Il violino
incantava con la sua melodia" rimandano all'idea che suoni,
parole o emozioni possano esercitare un'influenza ipnotica. Questo
uso riconduce simbolicamente alle origini del verbo, richiamando il
potere evocativo del canto e della voce umana.
"Incantare"
può inoltre essere adoperato per designare uno stato di rapimento o
sorpresa positiva. Quando si dice, pere esempio, "Rimase
incantato davanti a quella scena", si evoca l'immagine di
qualcuno colto di sorpresa e immerso in un momento di contemplazione,
come se il tempo si fosse fermato. In questo caso, l'accento è posto
sull'effetto, più che sull'azione, mostrando come il verbo sia in
grado di rappresentare sia chi agisce sia chi subisce la
meraviglia.
In tutte le sue accezioni, insomma,
"incantare" conserva una connessione profonda con l'idea di
qualcosa che trascende il quotidiano e ci avvicina a un'esperienza
unica, sia essa legata alla bellezza, all'arte o alla magia. È un
verbo che, al di là delle parole, continua a "incantare"
chiunque lo esplori, offrendo una finestra sull'universo umano di
emozioni e stupore.
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