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Perché l'automobile è "femmina"?

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 Con molta probabilità non tutti sanno che l’automobile, quando nacque, era propriamente un aggettivo: vettura automobile, vale a dire vettura che si muove da sé. In seguito il termine si è tramutato in sostantivo, o meglio in aggettivo sostantivato di genere femminile perché si sottintende, appunto, carrozza o vettura.

È occorso del tempo, però, perché si affermasse il genere femminile. Non mancano esempi, infatti, in cui il termine è adoperato al maschile: «S’arresta un automobile fremendo e sobbalzando» (Gozzano).
Ciò è dovuto al fatto che, all’inizio, si sottintendeva anche carro o veicolo. Oggi è solo femminile, ricordiamolo, e abbreviato, comunemente, in auto con tanto di articolo femminile: un’auto.

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Cu o qu?

Quando scriviamo capita di essere assaliti dal dubbio sulla grafia delle parole che contengono una "c" o una "q" [nell'ortoepia (corretta pronuncia) il dubbio non c'è, ovviamente, perché ambe (sic!) le consonanti, seguite dalla "u", hanno il medesimo suono]: allorquando o allorcuando? All'inizio di parola sempre "q" (qu) se dopo la "u" c'è una vocale: quando, questo, quadro, quindi,  quattroecc.; tranne cinque vocaboli che richiedono la "c" (cu): cui, cuocere, cuoco, cuoio, cuore. Negli altri casi si osserverà la seguente "regola": "c" (cu) se dopo la "u" c'è una consonante: cucina, curva, cugino ecc.; "q" (qu) se dopo la "u" c'è un'altra vocale: equilibrio, aquila, sequenza. Quindi: quando stavo parlando, in cucina, con i miei cugini fui interrotto dagli squilli del telefono. Naturalmente non mancano le eccezioni.

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La lingua "biforcuta" della stampa

EST EUROPA

Ucraina, le soldatesse sfilano coi tacchi: polemiche e proteste in parlamento. "Umiliate le donne"

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Ancora soldatesse! Nonostante molti linguisti abbiano "sentenziato" che il femminile di soldato è soldata. "Sapere.it" (De Agostini):
Il femminile regolare di soldato è soldata, e così si può chiamare una donna che eserciti il mestiere di soldato. È in uso anche soldatessa, che però può avere un tono scherzoso o valore spregiativo, come tradizionalmente hanno avuto in italiano molti nomi femminili in -essa. Alcuni preferiscono poi chiamare anche una donna soldato, al maschile. Si tratta di una scelta che non ha basi linguistiche, ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso, qualche problema per le concordanze.



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