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Sgroi - La "consecutio temporum" e il neopurismo

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di  Salvatore Claudio Sgroi *

1. La voce del neopurismo

A proposito della frase di papa FrancescoE io vorrei che tutti la salutiamo adesso", riferita alla "Santa Madre di Dio", detta, anzi letta, in occasione della 52a"Giornata della Pace", analizzata nell' intervento del 2 scorso, il prof. G. Alvino ha voluto nel suo commento insistere con più argomenti sull'erroneità riguardo alla mancata consecutio temporum, in luogo di"vorrei che tutti la salutassimo".
Quanto alla diffusione di tale uso, ha infatti dichiarato sulla scorta della propria pluriennale invidiabilissima esperienza di lettore, non proprio comune:
 "non ho mai incontrato nelle mie letture (leggo un libro al giorno da oltre 40 anni) frasi del tipo 'Vorrei che tu legga'".
E a livello metalinguistico ha dichiarato anche che da una sua "inchiesta svolta in Facebook risulta che la totalità dei [suoi] contatti ritiene erroneo il congiuntivo presente".
Infine, sul piano normativo, ha citato L. Serianni che, ritornando a distanza di dieci anni dalla sua Grammatica (1997) sul problema nella Prima lezione di grammatica (Laterza 2006 p. 63), si è espresso in termini prescrittivi:
"Il condizionale di 'volere' e di altri verbi indicanti un desiderio, un'aspirazione, una necessità richiede la reggenza tipica dei verbi al passato", con l'es. Vorrei che tu studiassi.
Serianni asterisca infatti l'es. *vorrei che studi per indicarne la "non grammaticalità" (p. 5 n. 1), ovvero l'erroneità.
Nella sua precedente Grammatica istituzionale, dopo aver ricordato la regola della "consecutio temporum" della contemporaneità tra proposizione reggente e proposizione oggettiva con l'es. "(condiz. pres.) Immaginerei che(cong. pres.) egli faccia bene" (§ XIV.57), fa presente, descrittivamente e più realisticamente, che con i verbi di volontà, desiderio come volere, desiderare"la dipendente si costruisce col congiuntivo imperfetto più spesso che col congiuntivo presente" (§ XIV.58.e), sottoparagrafo quest'ultimo, assente nella I ed. del 1988, e inserito nella riedizione del 1997.

2. Usi (e giudizi) di "vorrei + cong. presente"

Vorrei ora citare la voce di un purista consenziente con G. Alvino, ovvero Euclide Milano, che in Il correttore degli errori più comuni di grammatica e di lingua(SEI 19361, 19633) tra gli errori nella "correlazione dei tempi" cita un es. con desidererei:
"Desidererei che, nella difficile impresa a cui m'accingo, tu miporga [Corr.: mi porgessi] il valido aiuto del tuo bell'ingegno" (p. 77).
Non proprio "errore" ma "stonatura estetica" si coglie invece nella frase di papa Francesco per un lettore linguista romagnolo (e-mail privata):
"Avevo percepito in diretta (dall’autoradio mentre ero in viaggio) l’errore, che in effetti non è errore ma solo stonatura estetica".
Per contro, il purista G.L. Messina nel Dizionario dei neologismi, dei barbarismi e delle sigle (A. Signorelli 1983) sub volére chiosa il costrutto "vorrei finita questa vicenda"con la normale frase "vorrei che questa vicenda finisca", senz'alcun particolare commento.
E poi c'è un bell'es. letterario di un romanzo di E. Rea, La dismissione2002, che Alvino (che è anche scrittore) magari avrà letto, ma gli è sfuggito il tempo incriminato:
"Ammesso che questo accadrà, vorrei che io e i pochi altri che abbiamo partecipato all'impresa si possa essere ricordati, se non con simpatia e gratitudine, con rispetto, come coloro che eseguirono al meglio, a regola d'arte, il compito ricevuto in sorte" (p. 272, nel Primo tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento, a cura di T. De Mauro 2007)).
Quanto all'inchiesta in Facebook, l'unanimità dei giudizi di erroneità, sottolineata da Alvino, non stupisce certamente. Dimostra solo la diffusione di un (pre)giudizio metalinguistico scolastico.
Per conto mio, potrei citare il giudizio di cinque colleghi che in e-mail private si sono espressi favorevolmente sulla correttezza della frase e sulla mia analisi:
 (i) "Non ho nessun dubbio sulla liceità del costrutto. (...) Di fronte a un "vorrei che ne parliate" nessuno si scandalizzerebbe" (linguista romano).
(ii) "a me la frase suona bene, ma solo per via di adesso" (linguista dell'Emilia-Romagna).
(iii) "Tutto convincente" (linguista romano).
(iv) "Convincente certo!" (letterato siciliano).
(v) "tu sei sempre convincente" (filosofo lombardo).

Segnalo ancora l'osservazione di un purista come Luciano Satta che, in Ma che modo Uso e abusi del congiuntivo(Bompiani 1994), oltre a mettere in dubbio il giudizio di erroneità della frase, avanza per la transizione dei tempi una spiegazione del cong. pres. (al posto dell'imperf.) con l'equivalenza semantica di vorrei con 'voglio':
"siccome questo vorreiè un voglio di cortesia ed equivale a desidero, non si può dire errata la concordanza di tempi vorrei che non manchiate; ma l'uso e l'orecchio suggeriscono altrimenti" (p. 162).

3. Un supplemento di esempi

Chiudo, infine, con alcuni ess. in cui il pres. cong., indicante un'azione contemporanea a quella della reggente, 'suona' (almeno a me) più che normale:
1) Vorrei che tu sia qui di ritorno domani.
2) vorrei che tu faccia silenzio
3) vorrei che ciò sia chiaro
4) vorrei che venga anche tu
5) vorrei che tu non vada più a lavorare
6) voi non vorreste che gli altri si divertano
7) cosa vorresti che io ti dica (ora)?
8) non vorrei che ci trovi qui
9) vorrei che non venga ora ma dopo.


* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania





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