Scriviamo queste noterelle non prima di esserci "chiusi" dentro una sorta di corazza per respingere gli strali che ci arriveranno dai cosí detti linguisti d'assalto - se si imbatteranno in questo sito - che ci accuseranno di essere affetti da "codinismo linguistico". Perché? Perché intendiamo parlare del verbo "mettere" (e dei suoi composti: ammettere, commettere, dimettere, dismettere, frammettere, intromettere, promettere, rimettere, scommettere, spromettere) che nella prima persona singolare, nella terza singolare e nella terza plurale del passato remoto del modo indicativo - e i sacri testi che abbiamo consultato non ne fanno menzione - ha anche le desinenze "-ei", "-é" e "-erono": io mettei; egli metté; essi metterono. Queste forme, anzi, sarebbero quelle regolari perché rispecchiano la "regola" della formazione del passato remoto: alla radice (o tema) del verbo "mett(ere)" si aggiungono le desinenze: "-ei" ("-etti"); "-esti"; "-é" ("-ette"); "-emmo"; "-este"; "-erono" ("-ettero"). Quindi: io mettei; tu mettesti; egli metté; noi mettemmo; voi metteste; essi metterono. Insomma le forme "misi", "mise" e "misero" ritenute regolari sono, in realtà, irregolari. Oggi, certo, sono di uso corrente, però...
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La parola proposta da questo portale, ripresa dal Treccani: elentico. Aggettivo, "che si può confutare".