Questo modo di dire dovrebbe esser noto agli amici lettori veneti derivando, la voce pettegolo, dal dialetto veneto, appunto, "petegolo" (propriamente "piccolo peto", vale a dire "rumore intemperante e sgradevole"). Il pettegolo, infatti, con le sue "chiacchiere e commenti maliziosi su altre persone" non emette sempre un chiacchierío, quindi un "rumore sgradevole"? E perché come una taccola? È presto detto. La taccola, un uccello dei passeriformi simile alla cornacchia, vive in comunità e si unisce spesso a gruppi di corvi e stormi emettendo un verso continuo e articolato che unito al verso degli altri uccelli dà la sensazione di un interrotto chiacchiericcio. Di qui il "paragone metaforico" con la persona pettegola. Alcuni Autori - occorre dirlo per "onestà linguistica" - fanno derivare la voce pettegolo o, meglio, la connettono a "putus", ragazzo, attraverso una forma diminutiva di "puticolus" ('fanciullo' e i fanciulli - si sa - non stanno mai zitti, ndr); altri a "petere", andare verso, ricercare e il "petente", vale a dire il "richiedente" - anche questo si sa - non sta mai zitto: con le sue "richieste" diventa assillante. Il modo di dire si adopera anche nella variante "pettegolo come una portinaia", vale a dire chiacchierone come la tradizione dipinge le portinaie, che solitamente si intromettono nei fatti degli altri e sanno tutto ciò che riguarda gli inquilini del palazzo.
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La parola proposta da questo portale - non attestata nella maggior parte dei vocabolari dell'uso - è: oblatratore. Sostantivo maschile deverbale il cui significato è "maldicente", "denigratore", "calunniatore" e simili. È tratto dal verbo latino "oblatrare", letteralmente "latrare contro"; con uso figurato vale "scagliarsi contro qualcuno", quindi calunniarlo e simili.