Ecco un modo di dire - probabilmente poco conosciuto - messo in pratica da tutti coloro che in una discussione non raggiungono mai un accordo oppure si dilungano in chiacchiere sterili senza mai arrivare al "dunque". Per l'origine dell'espressione diamo la "parola" a Pico Luri di Vassano, al secolo Ludovico Passarini. «Narrano le cronachette del popolino di Firenze, che uno soprannominato il "Padella" volle fare anch'esso la su' veglia la sera di Carnevale, e v'invitò tutto il vicinato. Vennero i sonatori co' loro strumenti, e in mezzo alle chiacchiere della brigata il loro capoccia cominciò ad accordarli. Accorda, accorda, accorda, e non andavano mai all'unisono; sí che non si poté attaccare un ballo. Intanto dalli, dalli, venne il sonno ad occupar le ciglia degl'invitati: e ognuno se ne tornò a casa ridendo e dicendo: "La veglia del Padella è andata a finire in accordature"; e il detto diventò proverbio».
***
La lingua "biforcuta" della stampa
Cosí titolava un quotidiano in rete. Sarà bene ricordare che il sostantivo "aspirapolvere" non ha plurale perché è composto di una voce verbale e un nome femminile singolare e i sostantivi cosí formati nel plurale restano invariati: il portacenere, i portacenere; l'aspirapolvere, gli aspirapolvere.
***
Invitiamo l'anonimo lettore che nei commenti al "post"A bizzeffe ha scritto: Lei si contraddice in continuazione. Chiudo qui. a dirci dove e quando ci siamo contraddetti.