La lingua italiana è ricca di complementi (o espansioni o determinazioni) che, come dice la stessa parola, servono a completare il senso della frase (o proposizione). Tra questi, due sono simili e molto spesso vengono confusi, ma hanno funzioni e usi nettamente distinti: il complemento di specificazione e quello di denominazione. Vediamo di “sbrogliare la matassa”.
Il complemento di specificazione, lo dice lo stesso nome, è utilizzato per precisare o determinare meglio il significato di un sostantivo; viene introdotto, generalmente, dalla preposizione “di”: il libro di Marco è interessante; "la casa dei miei nonni è antica".
Riconoscere il complemento di specificazione è relativamente semplice: basta cercare la preposizione "di" seguita da un sostantivo (o da un pronome) che ne precisa il significato. È un complemento molto comune e viene adoperato in varie forme di comunicazione per evitare ambiguità e rendere il discorso più chiaro.
Il
complemento di denominazione, invece, serve a indicare il nome o il
titolo di qualcuno o qualcosa, spesso riferendosi a città, nazioni e
località varie. È introdotto dalla preposizione "di": la
città di Roma è affascinante. In questo caso "di Roma"è
un complemento di denominazione, perché designa (denomina) il nome
della città. Un altro esempio: il monte Everest è la vetta più
alta al mondo. Qui, "Everest" specifica il nome del
monte.
Per riconoscere il complemento di denominazione
occorre prestare molta attenzione al contesto: è spesso legato a
titoli, nomi propri e denominazioni ufficiali. Si tratta di un
complemento che aggiunge precisione e formalità al discorso,
chiarendo in modo inequivocabile di chi o di cosa si sta / stia
parlando.
Una differenza fondamentale tra i due
complementi è dunque la loro funzione specifica. Mentre il
complemento di specificazione aggiunge un dettaglio che specifica il
significato di un elemento della proposizione, quello di
denominazione identifica direttamente il nome o il titolo di qualcuno
o qualcosa.
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