Come si chiama il venditore di biciclette? Non c'è un termine specifico: in alcune regioni lo chiamano ciclista, in altre biciclettaio. La nostra lingua, insomma, non ha un vocabolo alla bisogna. Per quanto attiene ai due termini "regionali", c'è da dire che il primo, nella lingua nazionale, designa colei/colui che va in bicicletta e il meccanico della stessa (non il commerciante), il secondo è sconosciuto alla lingua di Dante. Non è lemmatizzato, infatti, in alcun vocabolario dell'uso. E qui lanciamo una provocazione ai lessicografi: perché non denominarlo "biciclettiere" e metterlo a lemma nei comuni dizionari?
Il suffisso "-iere" (dal gallico "-ier", tratto dal latino "-arius") indica una persona
che esercita una professione o un mestiere: ragioniere, giardiniere,
infermiere, ferroviere, banchiere, cantoniere, ingegn(i)ere ecc. Dal sostantivo bicicletta, dunque, togliendo la
desinenza "-a" e aggiungendo il suffisso "-iere" si ottiene
biciclettiere. Neologismo lessicale che, giusta chi scrive,
ha tutte le carte in regola per assurgere agli onori dei vocabolari. Vediamo, con un esempio, come "funzionerebbe" il neolemma. "Papà, per il mio compleanno mi regali una bicicletta?" - "Certo, figliolo. Bisogna aspettare, però, che il biciclettiere rientri dalle ferie".
***
Due parole proposte da questo portale e non a lemma nei vocabolari dell'uso: effrèno e curotrofio. La prima è un aggettivo aulico tratto dal latino "effrenus", composto con "ex" (fuori) e "frenus" (freno): che non ha freni (morali), quindi "indomabile"; la seconda, sostantivo maschile, designa il luogo dove un tempo si accoglievano i fanciulli per nutrirli. Termine composto con le voci greche "curos" (fanciullo) e "trefo" (nutrisco).
(Le
immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i
diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)