Abbiamo inviato questa elettroposta (posta elettronica) a "Domande e risposte" del sito Treccani.
Dal vocabolario Treccani in rete:
Intravedére (meno com. intravvedére, per analogia con avvedere) […]. A mio giudizio INTRAVVEDERE non è "meno comune", ma errato. Il prefisso "intra-", al contrario di "infra-", non è geminante, non richiede i.e. il raddoppiamento fonosintattico. Quindi: inframmettere, ma intravedere. Il DOP sembra darmi ragione.
Questa la risposta:
Nulla da obiettare sullo smontaggio etimologico-sintattico. Il sostegno del DOP è importante, specialmente quando si tratti di questioni di pronunzia (forma meno comune di pronuncia). Dall’altra parte, però, c’è l’uso. E anche l’uso conta. Contava molto, fino a qualche tempo fa, anche l’uso delle parole da parte di persone colte e in particolare degli scrittori.
Intravvedere è variante ben documentata in molti autori di romanzi vincitori del premio Strega, tra i quali Italo Calvino, Alberto Moravia, Mario Soldati, Elsa Morante, Giovanni Arpino, Primo Levi, Umberto Eco, Claudio Magris, Giuseppe Pontiggia, Paolo Volponi, Alessandro Barbero, Dacia Maraini, Ernesto Ferrero. Certamente intravvedere è forma meno usata di intravedere, anche se in letteratura è ben attestata. Come tante altre forme coniate per analogia regolarizzante, anche intravvedere, a nostro avviso, si può accogliere e di fatto è accolta nella nostra lingua.
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Ci permettiamo di dissentire totalmente. La ‘variante’ intravvedereanche se immortalata nelle opere di scrittori e vincitori di vari premi (Strega) cozza contro la grammatica perché -- come scritto -- il prefisso "intra-" non richiede il raddoppiamento della consonante della parola che segue. Per assurdo (ma non molto), se qualche scrittore un bel mattino si alza e decide di scrivere direzzione, propio, ho partito, leggittimo, sono camminato, e altri lo seguono a ruota, questi orrori, entrando nell’uso, non sono più orrori? Leopardi scrisse IL zappatore, se qualche studente, seguendo l’esempio leopardiano scrive IL zaino, IL zinco, IL zoccolo, non commette alcun errore?
Sempre a proposito dell’uso che conta. Uso “immortalato” dagli scrittori.
Oggi diciamo correttamente lo zio, uno spergiuro, gli stemmi, gli zeffiri, gli zaini, uno iettatore ecc., ma valenti scrittori ci hanno tramandato: il zio (Cesari), un spergiuro (Berchet), i stemmi, i zeffiri (Foscolo), i zaini, un iettatore (D’Annunzio).
Se, dunque, seguiamo l’esempio dei suddetti scrittori non commettiamo alcun errore?
Possiamo i.e. scrivere (e dire) indifferentemente unstemma o uno stemma; un spergiuro o uno spergiuro ecc., ritenendo gli articoli un e uno, il e lo, i e gli uno variante dell’altro?
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Correttamente: dynasty. Vogliono usare i barbarismi, ma li sbagliano.
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Correttamente: Bambino Gesù.
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