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Ancora un ritocco "irruento" dei revisori del vocabolario Gabrielli (in rete)

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 Ci piacerebbe tanto conoscere il motivo per cui i redattori-revisori hanno “ritoccato” il vocabolario Gabrielli in rete contraddicendo, al lemma “irruente”, quanto sostiene il Maestro nel suo “Si dice o non si dice?”.

irruente
[ir-ruèn-te]
o irruento
agg. (pl. -ti)

Ed ecco ciò che scrive il Gabrielli nel suo libro:

      Si dice “una folla irruenta” o “una folla irruente”? “Parlava con tono irruento” o “con tono irruente”? Si dice folla irruentetono irruente, per la semplice ragione che un maschile singolare “irruento” e un femminile “irruenta”, coi rispettivi plurali “irruenti” e “irruente”, nella lingua italiana non esistono. Esiste solo la forma irruente, unica per il maschile e il femminile, e di conseguenza un solo plurale, irruenti. Volete una spiegazione più convincente? Eccola: irruente è un aggettivo modellato sul latino irruentem, caso accusativo del participio presente del verbo irrùere, correre contro, irrompere.

       Nota bene: nell’etimologia latina di nomi e aggettivi quasi sempre dobbiamo risalire al caso accusativo: per chi conosca un po’ di analisi logica, è il caso del complemento oggetto. Esempio: vedente deriva da videntem, participio presente accusativo di videoamante viene da amantem, participio presente accusativo di amo eccetera.

Tornando a irruente, in italiano segue la forma di qualsiasi participio presente della seconda coniugazione come ad esempio, correntevincente, che nessuno penserebbe mai di mutare in “corrento”, “vincento”.

"Ir"Irruento", per la verità, è lemmatizzato anche in altri vocabolari, ma non per questo è da ritenere voce corretta.

 


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