Due parole, due, su due termini che - a nostro modo di vedere - coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere dovrebbero adoperare - come usa dire - con le pinze. Sappiamo già che quanto stiamo per scrivere aprirà il “balletto delle contestazioni”. Ma tant’è. Cominciamo con il primo vocabolo, massa, che come recitano i vocabolari indica un “aggregato informe di elementi materiali della stessa specie”; “quantità di materia che si presenta o si considera come un insieme più o meno compatto”. Questa è, infatti, l’accezione primaria. Oggi è invalso l’uso (riportato anche dai dizionari) di adoperare il termine in senso figurato: cultura di massa, comunicazioni di massa e simili. A nostro avviso questo sostantivo dovrebbe essere riservato esclusivamente alla terminologia della fisica. Non riteniamo “ortodosse”, quindi, le espressioni “andare in massa”; “la gente si è ribellata in massa”; “educare le masse”; “le masse orchestrali” e locuzioni simili. In questi casi ci sono espressioni piú appropriate: “andare tutti assieme”; “la gente si è ribellata tutta, unanimemente”; “educare la gente, il popolo”; “il complesso orchestrale”. E veniamo al secondo termine che è un vero e proprio francesismo: “massacre” (‘macelleria’). Ci sono parole, proprie della nostra lingua, che esprimono lo stesso concetto del francese “massacro”. C’è solo l’imbarazzo della scelta: eccidio; sterminio; genocidio; macello; strage; carneficina; distruzione; scempio. Lo stesso discorso per quanto attiene al verbo “massacrare” e al sostantivo “massacratore”. Il verbo ‘barbaro’ si può sostituire con: sterminare; fare scempio; trucidare e simili. Il sostantivo con i vocaboli italiani: trucidatore; sterminatore e via dicendo. Non continuiamo, insomma, a... "massacrare" il nostro idioma gentil sonante e puro, per dirla con Vittorio Alfieri.
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