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La grammatica? Una teoria al servizio della lingua

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di Salvatore Claudio Sgroi
(Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania)

La grammaticadi una qualsiasi lingua è una teoria, ovvero un insieme di principi generali, costituiti da definizioni e termini tecnici, con cui si cerca di spiegare mediante esempi pertinenti come è fatta una lingua e come funziona. Il rapporto tra Grammatica e Lingua di una comunità è sempre approssimato. Nessuna teoria grammaticale può infatti dar conto in maniera compiuta degli infiniti usi di una lingua da parte di una massa parlante.
Un libro di grammatica si apprezzerà tanto più, da parte del lettore, quanto più semplice, coerente e comprensibile risulterà la teoria al servizio dei fenomeni linguistici e quanto più ricchi saranno i fatti di lingua presi in esame.
La "Grammatica: parole, frasi, testi dell'italiano" di Angela Ferrari e Luciano Zampese (Carocci pp. 406) è un testo notevole nel panorama dell'attuale grammaticografia dell'italiano, sia per l'apparato teorico che mette in campo sia per i fenomeni linguistici osservati. Il volume è articolato in cinque parti: I) "La parola" (ovvero verbo, nome, aggettivo, pronome, avverbio, articolo), comprensiva della "Formazione delle parole", II) La "frase semplice", III) La "frase complessa", IV) "Dalla frase al testo" (con punteggiatura) e V) Il "testo". Si tralascia il cap. su fonologia e ortografia.
Il salto è notevole sul versante teorico e descrittivo rispetto alla grammatica scolastica. Il lettore apprezzerà l'analisi di fenomeni tradizionalmente 'liquidati' dalla grammatica scolastica in quanto banalmente ritenuti errori, malgrado la diffusione in testi di autori colti o, se non esclusi, banalmente spiegati, o non spiegati. Solo qualche esempio.
Il punto fermo, con valore enfatico, che separa le due frasi con "frammentazione della sintassi" per es. in "Oggi non viene. Perché è occupato" (p. 279) è lungi dall'essere errato. Perché le due frasi non hanno proprio lo stesso significato se invece sono separate dalla virgola: "Oggi non viene, perché è occupato", in conseguenza del diverso "rilievo informativo". Non diversamente con la relativa a inizio di frase: "L'ho detto anche a Maria. La quale, devo dire, ha reagito bene" (p. 214). In maniera analoga nell'es. "Il presidente ha parlato. Troppo" rispetto a "Il presidente ha parlato troppo" (p. 280), il punto fermo conferisce un "rilievo informativo" diverso rispetto alla sua assenza.
Non meno significativa è l'analisi della virgola che separa il soggetto dal predicato. Tradizionalmente un erroraccio. Ma in un'ottica sintattico-pragmatica di ben diverso valore. Nella frase pasoliniana "Il prete, non poteva dirle nulla" (p. 302) la virgola enfatica dà rilevo al soggetto "topic", da intendere come "Quanto al prete, non poteva dirle nulla". Non diversamente la virgola dopo un "soggetto pesante" facilita visivamente l'articolazione e la comprensione del periodo, es. "La domanda che mi era stata fatta [...], mi ha molto sorpreso".
Quanto al congiuntivo nelle dipendenti, gli AA. al di là di qualche eco del presunto valore semantico, riconoscono la presenza dell'indicativo pro cong. "nel parlato colloquiale" (p. 196) es. "speriamo che lo fa"; ovvero "nel parlato informale" (p. 197) per es. "pare che c'è andato", "è normale che ci è andato".
Nell'ambito delle condizionali col "se", di particolare interesse sono le "condizionali bi-affermative" e "bi-negative" (p. 234) ma non ipotetiche, ess. "Se Michela è allegra, Marco è triste", o "Se tu parli il cinese, io sono il papa". Eccetera.
Il lettore curioso rimarrà affascinato dalla lettura di un testo come quello dei due autori italiani, attivi nella Svizzera italiana.




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